Terrore e imprenditori politici della paura

Pino Daniele:decine di fans in fila davanti a camera ardente

I professionisti della comunicazione della paura, gli imprenditori del lutto, i Salvini,  i Lepen, i La Russa di turno, che sperano di beneficiare lautamente dalla tragedia islamista di Parigi, dopo l’attentato terroristico ieri a un giornale satirico, avranno stappato bottiglie di champagne, per brindare alla fortuna, un po’ come fanno certi ecologisti dopo ogni esplosione di una centrale nucleare.

Incassato il dividendo del terrore, ora penseranno di passare all’incasso di una solenne cambiale che la storia ha firmato loro. E tuttavia, dietro le dichiarazioni di guerra guerreggiata, dietro le rodomontate dei crociati “de noantri”, si nasconde il vuoto ermetico di un cinico, ma privo di intelligenza storica, utilitarismo miope. Si immaginano a cavallo di una pressione emotiva di portata continentale, forse la signora Le Pen sta già sfogliando il catalogo delle tendine da scegliere per arredare ex novo l’Eliseo, e tuttavia nella loro pretesa (o presunzione)  di incarnare lo spirito pubblico dal quale già si sentono investiti di un ruolo nazionale, essi stanno stonando, e la loro stonatura emerge sopra tutto il silenzio che invece il lutto ha generato, a Parigi come in Italia, come in tutta Europa.

Sarebbe necessaria riflessione e ponderazione, in questi giorni, e invece questi imprenditori del lutto stanno già urlando, chiedendo guerra, la crociata, addirittura (testuali parole, specificamente di Matteo Salvini, leader inetto al ruolo) chiedono la fine della tolleranza.

Non si accorgono neppure che, nel momento in cui accettassimo il loro punto di vista, ovvero nel momento stesso in cui dicessimo basta alla tolleranza, sanciremmo la vittoria dei terroristi dell’Isis, perché avremo rinunciato allo specifico culturale dell’Occidente; saremmo diventati come i terroristi dell’Isis, e avremmo rinunciato alla nostra identità di occidentali.

Questo, tra tutto, indispone gli integralisti islamisti dei connotati della cultura occidentale: l’essere libera, tollerante, laica, non fondamentalista. Quando fossimo anche noi arruolati nelle file di un fondamentalismo (di qualsiasi religione volessimo), avremmo subito la nostra principale sconfitta.

In nome della lotta ad ogni fondamentalismo, quindi, continuiamo a dichiararci liberi, laici, tolleranti. Salvini e la Russa se ne facciano una ragione.

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