L’incertezza filologica ai tempi di Internet. Diffamazione e ingenuità nell’opera pubblica del sindaco di Cantù

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Quindi abbiamo assistito a una vera e propria opera di esegesi collettiva, uno sforzo di portata filologica degno di Lorenzo Valla, solo che questa volta una decina di utenti FB, non sulla Costitutum Constantini (il famoso Discorso di Lorenzo Valla sulla Donazione di Costantino da falsari spacciata per vera e con menzogna sostenuta per vera), si sono esercitati su una non meno contorta (ma attuale) opera di falsificazione concettuale.

Su un gruppo FB dedicato alla vita comunale del Comune di Cantù, viene condiviso un post del sindaco cittadino, solito a inveterate e furiose invettive. Una foto terribile, il famoso autonomo che imbraccia la P38, scattata nel 1977, serve da commento iconico di un post al vetriolo, in cui il di sopra scrive contro Gad Lerner, reo di averlo definito “inadeguato”: “Cavolo, mi è andata proprio bene! Quarant’anni fa, per molto meno, lui [sarebbe Gad Lerner] e i suoi compagni della “sinistra al caviale e cachemire”, mi avrebbero riservato lo stesso trattamento che riservarono al commissario Calabresi”.

Tempo due ore e la foto viene cambiata, troppo cruenta e violenta, quella pubblicata prima, e il testo riscritto: “mi avrebbero riservato ben altro trattamento (tipo quello che sul loro giornale riservarono al commissario Calabresi)”.

Nel primo testo, un accenno all’assassinio del commissario ucciso nel 1972, con la chiara identificazione vittimistica del sindaco; nel secondo caso l’accostamento è alle critiche pubblicate su diversi quotidiani contro lo stesso commissario, pima della sua uccisione.

I rischi di una querela per diffamazione sono quindi evitati, egli deve aver pensato.

Ma la rete non perdona e le ripetute correzioni e cancellazioni del post del sindaco sono la causa di una investigazione a più mani, che porta intanto a recuperare lo screenshot del primo post, miracolosamente salvato dal labor limae del suo autore, e poi a comprendere il senso della correzione.

Che è il senso della vergogna. Il suo autore deve essersi reso conto di aver ecceduto, e che tale esagerazione avrebbe potuto portargli qualche fastidio, anche nella sua reputazione, ultimamente alquanto malmessa,  e quindi è ricorso alla variante d’autore. Ma la variatio è una prassi che andrebbe compiuta prima e non dopo la pubblicazione, perché quando si mostra pubblicamente rende evidente l’intenzione di chi scrive, in questo caso l’intenzione di diffamare senza però il rischio di finire in Tribunale. E quindi, con tanta superficialità, il sindaco ha ulteriormente incrinato la propria pencolante reputazione pubblica. Il quotidiano cittadino infine ha colto, per quanto in parte, l’affannosa opera di correzione e l’ha resa nota a un pubblico più vasto.

Un consiglio al sindaco di Cantù. Torni a usare carta e penna.

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