Primarie: un dato di cui tenere conto, sia a destra che a sinistra

Le primarie dell’Unione a Cantù le stravince Prodi con oltre il 78 per cento dei voti, bene Bertinotti che ottiene il 15 per cento. Ma vince soprattutto la democrazia: la democrazia della partecipazione. Ben 1341 elettori ed elettrici si sono recati a votare in Pazza Marconi, provocando lo stupore anche dei più ottimisti tra gli organizzatori dell’unico seggio cittadino. Sin dalla mattina, gli scrutatori del seggio organizzato in Piazza Marconi si sono resi conto che l’afflusso era sostanzioso. Un iscritto alla Margherita osava sperare in almeno trecento votanti. Ne sono andati a votare quattro volte tanti: non è dato sapere quale sia stata la sua meraviglia. Che questo fosse un appuntamento importante per gli elettori dell’Unione lo dimostra il fatto che solo una scheda bianca è stata depositata nell’urna; una sola è stata la scheda annullata da uno sconosciuto votante. Per il resto, 1339 canturini hanno voluto fare sapere chi è il miglior sfidante da contrapporre a Silvio Berlusconi nelle prossime elezioni politiche del 9 aprile 2006. Ha vinto Romano Prodi con uno schiacciante risultato: 1046 voti, pari a oltre il 78% dei voti. Dopo di lui, Bertinotti ha ottenuto 202 voti, pari al 15% dei votanti. Seguono distanziati Antonio Di Pietro con 59 voti, Pecorario Scanio dei Verdi con 20 voti. L’outsider Scalfarotto ha ottenuto gli stessi voti del navigato Clemente Mastella. Pochini davvero (2 voti in tutto) i voti disobbedienti di Cantù andati alla candidata Panzino. Il risultato complessivo delle primarie dovrebbe indurre ora il centrosinistra canturino a capitalizzare un credito tanto importante, che ha coinvolto di gran lunga una cerchia più vasta dei semplici militanti dei partiti di centrosinistra. Eppure, tale risultato dovrebbe promuovere qualche riflessione in tutto il ceto politico cittadino, di opposizione quanto di maggioranza, per una serie di motivi. 1. Anziutto, vediamo perché l’Unione dovrebbe ragionare con attenzione sul risultato favorevole delle primarie. I 1341 elettori canturini che hanno voluto partecipare alle primarie, prima di essere etichettati come “di centrosinsitra”, sono anzitutto elettori canturini. Mettendosi in fila per votare hanno accettato di farsi “etichettare”, si sono registrati in quanto aderenti al centrosinistra, hanno sottoscritto un programma di massima, hanno persino versato una quota di adesione al momento delle primarie. Hanno fatto qulacosa di impegnativo, e ora rivendicano di essere costantemente consultati, sarebbe naturale, anche nella vita politica cittadina. Quindi i politici del centrosinistra dovrebbero agire di conseguenza, sapere che sono titolari di un’istanza di partecipazione attiva. Ma non sembra che il messaggio sia passato completamente. I politici dell’Unione hanno sì considerato quel voto massiccio come un’iniezione di carica emotiva, di energia psichica, e ora sembrano più attivi del passato: questo è vero; ma le primarie non sono state soltanto un’iniezione di gerovital. Sono di più, molto di più. 2. In secondo luogo, vediamo perché anche il centrodestra dovrebbe interrogarsi su una tale richiesta di partecipazione popolare. Certo a destra la partecipazione non è vissuta in quanto un valore come a sinistra. A destra vige il criterio della gerarchia (almeno così era sino all’avvento della Lega). E dire però che Cantù dalla Lega è governata. Dovrebbe esserci una particolare sensibilità sui temi della partecipazione. Niente. La vita politica cittadina, vista dal ”cotè” govenativo, appare sempre più chiusa, autoreferenziale: si guarda narcisisticamente allo specchio. Sarà per scelta o per necessità, sta di fatto che il divario tra ceto di governo e cittadini si sta allagando sempre di più. E’ ormai una voragine. Se nel centrosinistra questo distacco si accorcia, a destra dovrebbero cercare di fare altrettanto. Invece niente. La corrente polemica interna a Forza Italia su incomprensibili ragioni interne è la dimostrazione di questo reciproco disinteresse tra ceto governativo e governati. Certo, per ora il collante che ha retto, tra classe politica cittadina ed elettorato, è stato quello dell’anticomunismo, maggiorato da una buona dose di interessi immobiliari. Ma potrà tenere per sempre? ”’Cinzia Colico”’

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